30 marzo 2010

Riso amaro


Ecco questa immagine riassume perfettamente la giornata politca da poco conclusasi...
Se Brunetta era riuscito a strapparmi un sorriso questa mattina, la Polverini e il suo saluto romano mi riempiono di una grande tristezza...

26 marzo 2010

Chiamatemi Ismaele.


...e poi d'un tratto, arriva quest'omino da chissà dove, e ti entra in testa. Non so se riuscite a vederlo; ha l'aria di essere un gran bel tirapiedi, però diamine se è carino. Si fa una bella passeggiata tra la materia grigia, caplesta qualche zona molliccia, lancia qualche urlo per sentire l'eco. Insomma prende familiaretà col tutto. O forse col poco.
E nonostante possa sembrare una presenza "discreta" inizialmente, non ti ci vuole molto a capire che non sarà affatto così.

Ismaele è pieno di pensieri, parole, sciocchezze, visioni, richiami. Ha la straordinaria capicità di frullare tutto fino a creare una poltiglia intangibile e incomprensibile. E' un distratto, è un pigro, è uno svogliato. Non ha eccessiva cura di se stesso, ma ha grande cura per gli altri.
Anche se la maggior parte delle volte non lo dimostra in modo lapalissiano.
E' un controsenso? si lo è, punto.
Morirebbe ingoiato da un freddo baratro se non potesse parlare con qualcuno. Eppure è un solitario di natura, un solitario che spesso evita di rapportarsi con le persone, con le situazioni, col mondo.
Ma non è un altro constrosenso? Si che lo è cazzo. Smettila di chiederlo.
Ha paura? Si.
Si sta sul cazzo? Si, spesse volte.
Ismaele cerca di essere sempre tranquillo e al suo posto. Crede molto nella prossemica in senso ampliato e figurato. "Invadere" o "essere invasi" sono termini che non digerisce di buon grado. L'idea generale è: se non mi espongo non comprometto. Non sembra poi così malaccio eh? Ma l'ha provato più di una volta sulla sua pelle. Non funziona per niente. Anzi. Genera risultati opposti molto dolorosi. Più cerca di non intromettersi per non rovinare un rapporto, e più questo suo non "incidere" lo rovina.
Ismale si trova spesso a disagio con il mondo che lo circonda. Non sa come agire o comportarsi in troppe faccende.

Ebbene. Immaginate che un giorno, quest'omino tirapiedi ma caruccio decide di voler entrare nella testa di Ismaele. Magari giusto per dargli uno sgaurdo, niente di più.
Ora. Capirete senza ulteriori spiegazioni, quanto qeust'evento possa ledere fortemente la sanità mentale del nostro protagonista.

Chi sei?
Da dove sei uscito?
Cosa cerchi?

No Isamele. E' inutile farsi altre domande. Tanto non ti risponde o non ti comprende. Una delle due.
Ma voi dovreste guardarlo quest'omino che si aggira per la testa del poverino...è...è...

Immaginate di essere al mare, state facendo il bagno. Siete modicamente al largo, dicamo ad almeno 100 mentri dal bagnasciuga. Il mare è discretamente mosso. Ad un tratto vedete stagliarsi sulla riva una figura familiare ma indistinta, che si sbraccia e cerca di dirvi qualcosa, per voi è però, a causa della distanza e del vorticoso baluginio delle onde, impossibile capire cosa.
Bene, ora trasportate questa situazione nella testa di Ismaele e capirete i suoi problemi e le sue difficoltà.

E allora ecco sopraggiungere di soppiatto, come una lucente lama nella notte, i tormenti, le ossessioni, i timori, le infinite domande... e mai mai mai l'ombra di una sola risposta. Come lo vogliamo far uscire questo omino? Ci spacchiamo testa contro il muro? Uhmp. Non misembra una buona soluzione, i vicini potrebbero infastidirsi per i colpi, e poi chi lo pulirebbe il muro imbrattato di sangue dopo? No no, non è per nulla una buona strada da percorrere!
Meglio seguire quel sentiero che si perde su per la montagna: aspro, impervio, travagliato, luuuuuungo. L'importante e che una volta giunti in cima non si faccia la fine di Sisifo e il suo masso. Ecco allora che il mare incomincia a calmarsi, la corrente spingerti verso la spiaggia... e, e.. sbaglio o sembra di sentire una voce?

Come dici??
...è pronto il pranzo??!!

E si che ora esco dall'acqua, non ti preoccupare...

12 marzo 2010

"Maronn mi" !!!


Ho capito che è meglio non pensarci troppo.
Allora butto giù quello che, non la testa, ma il poslo, la mano, le dita e il cuore vogliono dire:

Certi frangenti scorrono via troppo in fretta. Il tempo di arrivare, ed ecco che li vedi subito uscire dalla porta.
Certi frangenti sono composti da un frastagliato mosaico di sensazioni, e parlare conta davvero poco.
In altri invece vorrei potermi esprimere con più completezza, ma non ci riesco, qualcosa mi blocca, e dico le cose a metà, o male. E ciò è terribilmente frustrante.

Scrivere invece è tutt'altra materia. Tra le righe mi sento al sicuro, protetto ed indirizzato su un albo sentiero da caplestare con le orme dell'inchiostro.
Bembo diceva che i mercanti dovevano avere le dita sempre sporche d'inchiostro.
La scrittura è viva, muta, si trasforma, torna indietro, si riallaccia, si rannicchia, ma riesce sempre e comunque a mantenere la sua identità. Troppe volte la sottovalutiamo. Occhio a non commettere questo fatale errore.

Diamine vorrei sommergerti di parole, già ti vedo mentre annaspi tra vocali, dittonghi e consonati.

Aiutami tu, Carrol:

Vieni, ascolta, prima che la voce
Apportatrice di ordini amari,
Ti ingiunga di infilarti nell'odioso letto,
O triste giovinetta!
Non siamo che fanciulli invecchiati
Che s'irritano al pensiero di dover dormire.

Fuori il gelo, la neve abbacinante,
La frenesia della tempesta in delirio...
In casa il bagliore vermiglio del focolare

E il felice regno dell'infanzia.
La magia delle parole ti rapirà,
Non avvertirai più le furiose raffiche.

E sebbene l'ombra di un sospiro
Potrebbe aleggiare in questa fiaba
Al ricordo dei "Beati giorni d'estate"
E dei loro splendori fugaci...
Quel sospiro non velerà di tristezza

La gaiezza della nostra favola.