21 novembre 2009

Parlami


-Ti prego, parlami.
Per una volta sola, apriti e dimmi ciò che pensi, ciò che ti tormenta, che ti fa vivere costantemente in uno stato di angoscia e solitudine. Hai sempre evitato il confronto, la discussione; non credi sia arrivato il momento di sputare tutto fuori? Non credi che questo tuo comportamento da tartaruga peggiori solo e in maniera costante le cose?
Mi ricordo come se fosse ieri quella sera di fine estate, seduti uno di fronte all'altro in quella lercia bettola di periferia. Il fumo esalato da troppe bocche aleggiava confuso nell'aria, tutto attorno a noi, impregnava le pareti ricoprendele di uno strato di denso grigiore. Le luci soffuse della sala acquietavano i pensieri, e nonostante il locale fosse pieno, si riusciva a percepire soltanto un sommesso brusio, un vociare ovattato. Un'atmosfera di altri tempi. Tempi passati e orami perduti. Vivido è però il ricordo dei tuoi occhi, persi come sempre in un profondo ed incombente vuoto. Mi tenevi la mano, accarezzandola dolcemente, eppure si capiva da un miglio che il tuo era solo un gesto meccanico, nessuna passione era assolutamente percipebile.
D'improvviso i tuoi occhi s'illuminarono. Un bagliore di coscienza si riaccese. Mi guardasti e con un filo di voce: "Lo sai quanto ti voglio bene vero? e che non potrai mai capire realmente il mio stato. E' qualcosa di unico. Ci ho provato sai? ho tentato in mille modi di uscirne, ma alla fine mi sono arreso. E' tutto inutile credimi. Non ho alcuna possibilità. Devo accettare questa cosa. " e poi ancora una volta: " Lo sai che ti voglio bene vero? ".
Quando ci ripenso mi rendo conto che forse avevi ragione. Non avrei mai potuto comprendere affondo il tuo animo frantumato. Quando cade uno specchio, è davvero arduo far ritrovare ai pezzi la loro posizione originale.
Ma ora ti prego guardami! Dimmi qualcosa...
Ti sto bagnando con le mie lacrime, scusami. E che poprio non ci riesco a farmene una ragione.
Guardarti disteso, inerme, su un letto di ospedale, con una macchina che respire per te, con tutti questi tubi che ti avvolgno, ti cingono in una crudele morsa, è davvero insopportabile.
Non ti avrei dovuto mai lasciare.
Non ti avrei dovuto mai conoscere.
Forse allora...

Ti prego...
Parlami.